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News di settore - da Indexfood.it

Canada, commercializzazione tutelata per Prosciutto di San Daniele DOP

Con 408 voti a favore, 254 contrari e 33 astensioni, è stato approvato dal Parlamento Europeo il CETA, accordo economico e commerciale globale tra Unione Europea e Canada, che ha l’obiettivo di aumentare il commercio in beni e servizi, incrementare gli investimenti, proteggere i prodotti agricoli e gli standard sociali, tra le due realtà.

L’adozione di questo trattato, ratificato mercoledì 15 febbraio e in applicazione provvisoria da aprile 2017, vedrà la protezione di oltre 140 indicazioni geografiche europee di cibi e bevande in vendita sul mercato canadese. Di tutti i marchi a tutela previsti dai negoziati e riconosciuti dal Canada, sono 41 le Indicazioni Geografiche italiane, tra le quali il prosciutto di San Daniele, che rappresentano il maggior valore dei prodotti tutelati riconosciuti nell’accordo.

Il CETA riconoscerà il diritto di commercializzare sul mercato canadese i prodotti agroalimentari europei oggetto dell’accordo, utilizzando i rispettivi nomi in quanto contenenti le indicazioni geografiche di origine e provenienza. In Canada, infatti, come per molti altri paesi del mondo, non esiste un sistema di riconoscimento e protezione di prodotti agroalimentari con denominazione d’origine territoriale. Questo ha fatto sì che, negli anni ’70, la registrazione del marchio “San Daniele” avvenisse da parte di un’azienda canadese, bloccando di fatto la registrazione dell’originale prodotto friulano che nel paese americano ha dovuto essere esportato sotto il nome di Authentic Italian Prosciutto.

Una volta entrato in vigore, l’accordo consentirà la coesistenza dei due marchi sul mercato, il “San Daniele canadese” e il Prosciutto di San Daniele originale, con i relativi simboli di identificazione sulle confezioni, per una riconoscibilità più immeditata e una completa tutela del consumatore, per il quale sarà più facile scegliere il prodotto desiderato.

Risale al 2013 la tappa fondamentale dei negoziati per il riconoscimento in Canada delle DOP (Denominazione di Origine Protetta) e delle IGP (Indicazione Geografica Protetta) d’Italia e d’Europa, grazie all’accordo di Libero scambio tra il Presidente della Commissione Europea, allora Manuel Barroso, e il Primo Ministro Canadese, allora Stephen Harper.

“Si tratta di un accordo di buon valore per il Prosciutto di San Daniele DOP perché la tutela del nostro prodotto permette di sostenere il settore e incentivare l’export – spiega Mario Cichetti, direttore del Consorzio del Prosciutto di San Daniele – Per noi si tratta di un importante passo avanti che apre nuove opportunità di crescita sul mercato canadese, grazie ai valori condivisi con l’ampia e radicata comunità di origine italiana che conta 140.612 residenti nel paese, pari quasi al 3% dei circa 9 milioni di italiani residenti all’estero”.

lunedì 20 febbraio 2017/Author: MIXERPLANET/Number of views (2442)/Comments (0)/
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Polugar, la vodka polacca distillata in alambicco discontinuo

OnestiGroup S.P.A. è lieta di annunciare l’inserimento di POLUGAR nel suo portfolio Vodka in esclusiva. Il leggendario “vino di pane” russo, realizzato con i processi e le ricette tradizionali del 18° e 19° secolo, è il “padre” della vodka russa.In tutto il mondo, qualsiasi vodka prodotta tra il 1895 e il 2012 si basa su alcol puro rettificato, senza sapore né odore. Prima del 1895, la vodka era un distillato di cereali prodotto in alambicchi di rame, proprio come il whisky di malto singolo, e veniva chiamata “vino di pane” o Polugar.

Quest’ultimo venne proibito in Russia nel 1895, anno in cui fu introdotto il monopolio di stato e si iniziò a utilizzare solamente alcol etilico rettificato per la produzione della vodka. Tutte le distillerie tradizionali, con i loro alambicchi di rame, vennero distrutte. Si iniziò a produrre alcol utilizzando tecnologie moderne così il processo di distillazione a colonna e le ricette con cui la nobiltà preparava i distillati di cereali vennero dimenticate.La parola “polugar” significa vino di pane bruciato a metà. Quando gli alcolimetri non esistevano ancora e si voleva determinare la concentrazione alcolica e, di conseguenza, il costo di una bevanda, veniva usato il seguente test: si bollivano due porzioni della bevanda e, dopo l’evaporazione, doveva rimanere solamente una porzione d’acqua. In altre parole, metà della bevanda veniva fatta evaporare ed è questa tecnica che deriva il nome “polugar” (in russo, “bruciato a metà”). Con l’invenzione degli alcolimetri, la concentrazione alcolica del polugar poté essere misurata e risultò pari a 38,5%. Le leggi russe ancora oggi proibiscono la distillazione tradizionale dei cereali ed è per questo che POLUGAR viene prodotta nell’Unione Europea, in Polonia, dove è stata ricreata una distilleria tradizionale russa da Rodionov&Sons.

polugar_classic_rye_vodkaPOLUGAR non è mai stato prodotto negli ultimi 115 anni, ma grazie al ritrovamento di una ricetta in un libro del 18°secolo da Boris Rodionov, noto scrittore, accademico e storico della vodka russo, si ha la possibilità di provare la bevanda preferita della nobiltà russa di 250 anni fa. Perciò grazie alla famiglia Rodionov, che desiderava ripristinare la gloria dei distillati russi tradizionali, questo simbolo perduto della gastronomia russa è tornato alla ribalta.La gamma POLUGAR consiste in due linee: una linea di degustazione per Connoiseurs e una linea per i bartender chiamata linea Mixology & Gastronomy.

Per la gamma Connoiseurs viene distillato solo un tipo di cereale che si può godere nel gusto e sapore.Per la gamma Mixology & Gastronomy vengono aggiunti ingredienti naturali, menzionandoli nel nome e nell’etichetta, direttamente all’interno dell’alambicco di rame durante la terza distillazione. La presenza di ingredienti naturali, senza nessun estratto artificiale, dona un gusto e un sapore veramente rivoluzionario alla vodka.

Entrambe le gamme sono imbottigliate in bottiglie di vetr

lunedì 20 febbraio 2017/Author: MIXERPLANET/Number of views (2552)/Comments (0)/
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Pubblici esercizi e musica: un matrimonio felice

La musica, il cibo, la convivialità, tre aspetti qualificanti della cultura e del carattere degli italiani: hanno nei pubblici esercizi un punto di convergenza di assoluto valore. È qui che il rapporto con la musica sviluppa modalità di espressione funzionali alla creazione non solo di mode, ma di una vera cultura popolare. I pubblici esercizi divengono così luoghi simbolo di questo rapporto ed ispiratori di alcuni cambiamenti che riguardano l’intera società. La rivoluzione digitale e la televisione dei talent, solo per citare alcuni dei fenomeni che hanno modificato maggiormente il modo di fruizione della musica, impattano sulla cultura, sugli stili di vita e sui modelli di consumo e dunque anche sui pubblici esercizi come luoghi di relazione e convivialità.

“Gli italiani e la musica” è il titolo del rapporto che Fipe ha realizzato per mezzo di un’indagine campionaria condotta intervistando 1.173 consumatori di 18 anni e più con l’obiettivo di approfondire sia le nuove modalità di fruizione della musica nell’era di Internet (la relazione tra gli italiani e le abitudini musicali nel loro complesso: cosa ascoltano, come la ascoltano), sia il nuovo ruolo dei diversi contesti di socializzazione, tra i quali in particolare i pubblici esercizi, per quanto concerne lo sviluppo dei nuovi trend, gli orientamenti ed i livelli di soddisfazione dei consumatori.

Nel primo caso ci si è concentrati sulle modalità di ascolto della musica da parte degli italiani, i luoghi di fruizione ed i canali per scoprire nuovi artisti, brani o album. Le nuove tecnologie, come abbiamo anticipato, hanno decisamente contribuito a determinare uno spazio senza soluzioni di continuità per l’ascolto della musica. La casa resta il luogo prevalente ma ormai gli spostamenti sono appena un gradino più in basso grazie all’accessibilità garantita dalla rete. Non è un caso che proprio i siti internet siano il primo canale attraverso il quale le persone ascoltano la musica.

screenshot-21Per poco meno del 10% degli intervistati il luogo di ascolto della musica sono i locali fuori casa. L’importanza della radio trova conferma nel 57,9% delle citazioni che fanno sì che questo sia il secondo mezzo per l’ascolto della musica.

La seconda parte dell’indagine si è posta l’obiettivo di capire quanto l’ascolto di musica nei locali, sia «live» che «registrata», rappresenti un fattore di scelta dei luoghi di consumo, quanto sia importante la musica d’ambiente nella creazione di un contesto piacevole per il consumatore e di approfondire altri aspetti del rapporto tra musica e pubblici esercizi. I livelli di soddisfazione nei riguardi della presenza di musica nei locali sono generalmente elevati. Più alti nel caso della musica live (piace a 9 persone su 10), leggermente inferiori quelli per la musica registrata (8 su 10). Ma ciò che merita di essere sottolineato è il giudizio sul contributo che la musica fornisce in termini di reputation dei locali. Per circa l’88% degli intervistati la possibilità di ascoltare musica o assistere ad un concerto migliora decisamente l’opinione su quel locale.

Ma quali sono i motivi che spingono le persone ad apprezzare la musica nei pubblici esercizi? Anzitutto la capacità di creare atmosfera e relax (55,6%), la possibilità di ascoltare musica dal vivo

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Amorim Cork Italia: il sughero è la chiusura naturale per eccellenza

Nel settore del packaging si assiste ad una rincorsa alla sostenibilità, soprattutto da parte delle chiusure alternative al tradizionale tappo in sughero. Una naturalità conclamata da termini come “bio” e “green” che racchiudono il concetto solo nel nome, generando confusione e traendo in inganno clienti fiduciosi. Basti pensare ai bio-polimeri, nati qualche anno fa, dove il prefisso “bio” è ispirato solo dalla moda e dal fatto che questa trascini con sé intere fette di mercato, senza essere un valore: si crede di acquistare biologico o naturale e magari sono prodotti non riconosciuti da alcun ente certificatore in merito, risultando quindi addirittura un rischio per il prodotto finito.

carlos-veloso-dos-santos-0133_low“Oggi nessuna chiusura, nemmeno il tappo di sughero che è il più naturale che esista, si può fregiare del termine “bio”, valido solo per materie prime e prodotti che si ingeriscono – afferma l’a.d. di Amorim Cork Italia Carlos Veloso dos SantosÈ chiaro che tanti operatori lo usano, come d’altra parte il termine “green”, solo allo scopo di confondere il potenziale cliente. Amorim Cork Italia intende battersi per questo: per una corretta informazione che permetta di ottimizzare il risultato sui prodotti finiti, senza affidarsi a mode passeggere e soprattutto a chi le sfrutta a scapito della verità e dell’ambiente”.

I bio-polimeri sono infatti sì di origine vegetale, ma molto spesso gli stessi sono ricavati con pratiche non corrette: l’etanolo derivato dalla canna da zucchero potrebbe comunicare in capo al consumatore l’idea che lo stesso sia un prodotto naturale, ma per ottenerlo spesso è sfruttata manodopera a basso costo, pratica tipica nei paesi sudamericani dove, oltretutto, per evitare l’assalto di animali letali quali i serpenti, si dà fuoco alle piantagioni. Frequentemente, dunque, i polimeri naturali sono realizzati sfruttando manodopera sottopagata e causando ingenti emissioni di CO2. Tutt’altro avviene con la produzione dei tappi in sughero naturale: la decortica è il lavoro agricolo meglio pagato al mondo.

È quindi una lotta contro la desertificazione sociale ed ambientale: più di centomila persone nel Mediterraneo dipendono dall’industria del sughero e inoltre le sugherete Amorim contribuiscono al mantenimento del suolo e alla tutela della biodiversità: sono 2,2 milioni gli ettari di foresta da sughero distribuiti nel bacino del Mediterraneo e nella Penisola Iberica, area considerata uno dei 35 santuari di biodiversità nel mondo ed è protetta in Portogallo, tanto che nessuno può decidere di eliminare una sola quercia se non gravemente ammalata e solo previo nulla osta dell’ente di competenza.

“Amorim Cork Italia nella Natura crede – continua l’a.d. di Amorim Cork Italia Carlos Veloso dos Santos – Le nostre pratiche vogliono essere una forma di rispetto della stessa e anche del nostro cliente, cui viene offerta un’eccellenza reale, genuina, verificabile. Si pensi, ad esempio, al Carbon Footprint, la misura del contributo che le attività umane producono sull’effetto ser

lunedì 20 febbraio 2017/Author: MIXERPLANET/Number of views (2909)/Comments (0)/
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Pepsico presenta Lean, il dispensing in continua evoluzione

Anche nel 2017 PepsiCo conferma la sua continuità in termini di innovazione nell’ambito del dispensing, formato che riveste un’importanza storica per l’azienda ed elemento distintivo per il Canale Horeca.

Un percorso che si arricchisce di una nuova tappa dopo: lo sviluppo del brevetto IntelliCarb volto a garantire una gasatura ottimale del prodotto alla spina; l’introduzione della telemetria per il monitoraggio del funzionamento degli impianti da remoto; il lancio della macchina Cube adatta alle nuove esigenze di consumo e un approccio sempre più attento all’eco-sostenibilità di tutti gli impianti, grazie all’utilizzo di tecnologie energy-saving.

pepsico-leanL’impegno e la ricerca costante in direzione di una continua evoluzione guidata dal PepsiCo Design Center di New York hanno portato PepsiCo a presentare Lean, la nuova macchina dispensing “all-in-one” che grazie all’installazione modulare è in grado di trasformarsi facilmente da sopra-banco a sotto-banco (e viceversa).

Progettata per garantire grandi prestazioni, massima efficienza e altissima affidabilità, la macchina presenta un innovativo monitor touch screen e un’interfaccia intuitiva e user-friendly, che offre la possibilità di impostare le dosi di prodotto in quattro differenti formati programmabili e allo stesso tempo caricare contenuti multimediali, per favorire un maggiore coinvolgimento del consumatore finale attraverso l’utilizzo di immagini, musica o video.

Lean è dotata della tecnologia Top-Off, che segnala la percentuale di schiumatura da rilasciare per ogni singola bibita al fine di garantire sempre bevande di ottima qualità. La macchina è fornita inoltre di un sistema di sanificazione automatizzata e dispone della telemetria da remoto per prevedere eventuali malfunzionamenti tecnici.

Con il lancio di Lean, PepsiCo ribadisce così la volontà di fornire ai gestori dei punti vendita uno strumento tecnologico innovativo e di design, capace di assicurare standard di rendimento sempre elevati e di anticipare le tendenze del settore.

www.pepsico.co.it

lunedì 20 febbraio 2017/Author: MIXERPLANET/Number of views (2674)/Comments (0)/
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